Storia della chiesa di San Giovanni in Tuba

La chiesa di S. giovanni in "Tuba" o "in Tumbis", appellativo derivato dalla credenza che i morti ivi sepolti sarebbero stati i primi a risorgere al suono della tromba del giudizio,
ha avuto parecchie riedificazioni in questo sito alle Fonti di Timavo dal fascino de! tutto particolare, luogo sacro fin dai tempi precristiani. Oltre all'ara al Dio Timavo, ci sono epigrafi votive a Saturno, Ercole, Spes Augusta; nelle vicinanze c'e' pure la grotta del Mitreo.
L'attuale edificio fu innalzato dai Walsee,signori di Duino. Presenta una nitida abside coronata da una bella volta a costoloni stellati e solcata in verticale da finestrature il cui disegno e' ripreso sul fronte meridionale.
Adiacente al fronte Nord troviamo addossato un edificio di minore entita' che racchiude la sacrestia e si slancia verso l'alto in un semplicissimo campanile riportato, nella riedificazione, alle linee originali.
Degli affreschi, di cui la chiesa era fregiata, l'unico frammento giunto a noi e' quello che si puo' osservare sulla costola che sul lato Nord delimita il presbiterio.


La chiesa di S. Giovanni in Tuba risulto' gravemente danneggiata dai bombardamenti della prima guerra mondiale; solo agli inizi degli anni cinquanta venne riedificata e restaurata a cura del Governo Militare Alleato e della Sovraintendenza ai Beni A.A.A.S. di Trieste.
Durante i lavori di ricupero vennero alla luce le varie preesistenze, la prima della quali era costituita da un sacello di circa 4x4. La parva capella iuxta acquarum cursus (piccola capella preso il corso delle acque)dove un Giovanni di Damasco con i compagni Simone (discepolo di S. Gemiamo), Furione (vescovo di Lione) e Vincenzo (presbite di Gallia), deposcro le reliquie di S. G. Evangelista, dei Santi Stefano, Giorgio e Lorenzo.
Con una certa probabilita' si puo' parlare di un primo stadio di basilica rettangolare semiabsidale di 11x21 risalente alla prima meta' del secolo V a cui, nella meta' dello stesso secolo, venne aggiunta l'abside poligonale, il recinto presbiteriale ed il mosaico della protesi del quale sono ancora visibili
ampi frammenti . Forse a quest'epoca risale il monastero, del quale è rimasta traccia solo negli annali, poiche' venne distrutto ed in seguito non fu piu' possibile identificarne il sito. E' probabile che questa basilica abbia avuto notevoli danni dalle invasioni avare 610 - 611 per cui le reliquie vennero accuratamente occultate.
In seguito alla riscoperta delle reliquie (18 ottobre 1113) fu edificata la chiesa triabsidale essendo patriarca Volderico I degli Eppenstein.
Una lunga composizione metrica (di cui esiste la trascrizione) testimonia le vicissitudini delle reliquie, che l'abate Germano nascose e che ivi rimasero sepolte "per quingentos vel forsitam amplius anno" (oltre 500 anni).


Lo stesso edificio fu in seguito partito in tre navate e munito di copertura a volta. Questa fase deve essere dedotta dalla presenza di una serie di chiavi di volta rinvenute durante lo scavo della navata. Questa chiesa e' durata probabilmente fino alla costruzione dell'attuale edificio, ad opera dei Walsec tra il 1399 ed il 1472. Della costruzione precedente rimane intatto il presbiterio i fregi sull'abside
e sul portale che conduce alla sacrestia. Meno nordiche sono invece le proporzioni e le capriate del tetto che danno un carattere piu' "nostrano" all'insieme.
Testimonianza delle vicende storiche della Ciesa di S. Giovanni, oltre agli scavi, sono i vari reperti esposti nella sacrestia. Vi troviamo una lastra incorniciata nel cui campo risalta una croce a braccia quasi uguali con un foro presumibilmente "fcnestrella confessionis".
Di rilevante importanza e' la lastra che riporta una parte dell'epigrafe del patriarca Volderico I di Eppinstein, la quale costituiva uno dei lati del sepolcro e che testimonia il
ritrovamento e la sepoltura delle reliquie dei beati (1113).
Attorno alla chiesa c'era, fino al 1915, un cimitero di cui rimangono ancora alcune lapidi.
I millenni di sacralita', di cui questo luogo e' permeato, i secoli di incessante preghiera qui innalzata alla divinita', il luogo a cui e' approdato il cristianesimo fin dai tempi piu' antichi, ci parlano ancora e ci invitano a riscoprire la storia e la fede dei Padri perche sia, oggi, anche la nostra.
(testo di Enrico Sommer)